Perché visitare il Vesuvio dovrebbe essere sulla vostra lista dei desideri
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Come probabilmente saprete, il Vesuvio è il vulcano responsabile della distruzione delle città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti nel 79 d.C. Noi napoletani siamo ormai abituati a vivere accanto a un vulcano attivo. E anche se la maggior parte delle volte la domanda che ci viene posta è “siete seduti su una bomba atomica, non avete paura?“, il nostro Vesuvio è diventato parte integrante della “cartolina di Napoli” che tutti si aspettano di vedere.
Se state organizzando un viaggio a Napoli di qualche giorno o un viaggio più lungo in Italia, vi consiglio caldamente di visitare il Vesuvio. Una visita agli scavi archeologici di Pompei o di Ercolano potrà essere d’impatto, ma soltanto dalla cima del Vesuvio, accanto al cratere, capirete l’enormità di quanto è successo… e della spada di Damocle che pende sulle nostre teste.
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“O Vesuvio” in pillole
- Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo sul continente europeo (l’Etna infatti è situato in Sicilia che è un’isola);
- Nel 2013 l’altezza del cono principale era 1281 metri;
- Il Vesuvio si erge dalle viscere del Monte Somma. Quest’ultimo oggi ha la forma di una mezza luna e nasconde il Vesuvio agli occhi degli abitanti di alcune zone della provincia di Napoli;
- Tra il Monte Somma e il Vesuvio c’è la Valle del Gigante;
- Oltre due milioni di persone vivono nei pressi del Vesuvio e sulle sue pendici;
- Le pendici del Vesuvio sono molto fertili e ricoperte di vigneti. Qui si produce un vino piuttosto famoso e molto apprezzato, il Lacryma Christi;
- L’ultima eruzione del Vesuvio risale al 1944, ma nell’ottobre 1999 una serie di terremoti terrorizzarono gli abitanti dell’area vesuviana: l’allarmismo riguardo al risveglio del gigante dormiente era alle stelle;
- La canzone “Funiculì Funiculà” (chi non ha mai sentito il ritornello “Jamme, jamme ‘ncoppa, jamme jà!”?), fu composta per festeggiare l’apertura della prima funicolare che raggiungeva la sommità del Vesuvio. Sfortunatamente si trattò di un enorme disastro finanziario e fu chiusa solo pochi anni dopo. La canzone invece è ancora famosa in tutto il mondo!
- In caso abbiate aggiunto Napoli e il Vesuvio all’itinerario per la vostra vacanza invernale in Italia, sappiate che in caso di condizioni climatiche avverse potrebbe non essere possibile raggiungere il cratere;
- Il Vesuvio si vede chiaramente anche da alcuni dei paesi sulla Costiera Amalfitana;
- Alcuni turisti pensano che rubare pietre al Parco del Vesuvio sia l’idea perfetta per procurarsi souvenir di viaggio: non siate così incivili!
Come arrivare al Vesuvio con i mezzi pubblici
Molte persone temono che arrivare al Parco Nazionale del Vesuvio usando i mezzi pubblici sia costoso o troppo difficile. In realtà si tratta di una bella escursione da Napoli, se siete in visita nella mia città e avete voglia di concedervi una piccola avventura. I turisti in visita a Napoli si soffermano sui soliti sospetti: Pompei, Ercolano, la Costiera Amalfitana, Capri o le altre isole. Se anche volessero visitare il Vesuvio, non saprebbero come arrivarci. Diamo insieme un’occhiata alle opzioni a disposizione di chi preferisce usare i mezzi pubblici!
Partendo da Napoli
Per arrivare al Vesuvio non è necessario acquistare un pacchetto costoso in agenzia di viaggi. Se vi trovate a Napoli, vi basterà acquistare (direttamente a bordo) un biglietto per l’autobus EAV che percorre la tratta che va da Piazza Piedigrotta a Napoli, fino al Vesuvio. Ci impiegherete circa un’ora e mezza, a seconda del traffico.
Gli autobus vi lasceranno a circa un paio di km dalla biglietteria per il Vesuvio. Se non ve la sentite di scarpinare ulteriormente, sono a disposizione navette al costo di 1€ che vi lasceranno proprio davanti alla biglietteria, e quindi nei pressi del sentiero per il cratere del Vesuvio.
Noi napoletani forse siamo amanti del rischio (pensate solo alle mille curve della Costiera Amalfitana), ma a volte ci viene da sorridere quando i turisti sugli autobus per il Vesuvio iniziano a preoccuparsi. O arrivano a pensare “moriremo tutti!“. Il fatto è che la strada che risale fino alla biglietteria per il Parco Nazionale del Vesuvio è piuttosto stretta. Se ci sono molti autobus, sono necessarie alcune manovre nelle curve per riuscire a non bloccare il traffico. Guidare lungo questa strada è parecchio difficile, quindi tanto di cappello a tutti gli autisti d’autobus che fanno su e giù tutti i giorni ormai da anni!
Guardare fuori dal finestrino qualche volta dà l’impressione di trovarsi in bilico su profondi burroni, o magari che non ci sia un parapetto. Se pensate che la cosa possa spaventarvi, evitate di guardare in basso, oppure concentratevi sulla bellezza del panorama! Resterete sorpresi dal notare quanto in basso è colata la lava e quanti strati diversi si possono distinguere.
Gli autobus da Napoli partono alle 9:00. L’ultimo ritorna dal Vesuvio alle 15:30 (gli orari potrebbero subire variazioni). Potete stampare questo utile promemoria con gli orari direttamente dal sito dell’EAV. Tenete presente che in condizioni meteo avverse (come indicato anche nel pdf) le corse potrebbero essere sospese.
Partendo da Ercolano o Pompei
Un altro modo per visitare il Vesuvio usando i mezzi pubblici è sfruttare i treni della Ferrovia Circumvesuviana da Napoli fino a Ercolano Scavi, e da lì prendere uno dei taxi (che però non sono proprio economici) o degli autobus che stazionano in zona proprio per accompagnare i turisti al Parco Nazionale del Vesuvio.
Se vi trovate a Pompei, invece, c’è un autobus diretto EAV!
Personalmente trovo piuttosto scomodo prendere prima la Circumvesuviana e poi l’autobus, pertanto se mi trovo già a Napoli e voglio sfruttare i mezzi pubblici (anche perché il parcheggio sul Vesuvio costa 5€ e si riempie facilmente), uso direttamente l’autobus!
Mi raccomando, ricordate che NON potete visitare gli scavi archeologici di Pompei E il Vesuvio nella stessa giornata.
Parco Nazionale del Vesuvio – Informazioni utili
Nell’estate del 2017 una porzione importante del Parco Nazionale del Vesuvio è andata in fumo a causa di uno spaventoso incendio. Rischiò di fare vittime, costrinse molte persone ad abbandonare le proprie case e si allargò a molti dei comuni limitrofi.
Come vi ho già raccontato quando stavamo discutendo della sicurezza a Napoli, ci sono tanti cittadini onesti qui. E in tantissimi si sono offerti di fare donazioni, o di comprare nuovi alberi da piantare con i propri risparmi o di piantarli con le proprie mani. Anche se il vulcano è attivo e potenzialmente molto pericoloso, i napoletani tengono molto al Vesuvio!
Sfortunatamente vedrete ancora le cicatrici lasciate dall’incendio. Niente è stato fatto per ripristinare la zona, e non sono stati piantati alberi. A un anno di distanza, non c’è ancora neanche un responsabile per l’Ente parco!
Il Parco Nazionale del Vesuvio fu costituito nel 1995 per proteggere questa terra, di grande interesse scientifico e biologico. Sono tanti i professionisti che lavorano e studiano questa zona: il Vesuvio e le aree circostanti sono come tele sulle quali eventi catastrofici e popolazioni antiche hanno lasciato il segno. Ancora oggi continuiamo a scoprire cose che prima non conoscevamo. La speranza è quella di imparare dalle passate eruzioni per poter prevenire quella che potrebbe avvenire in futuro, così da mettere in salvo le persone che vivono nei Comuni della cosiddetta “fascia rossa“.
Orari e biglietti
I biglietti per il Parco Nazionale del Vesuvio costano 10€, a meno che non abbiate un documento che affermi che siate studenti, oppure che vivete in uno dei 13 Comuni all’interno del parco. In tal caso, il biglietto vi costerà 8€.
Il parco del Vesuvio è aperto tutti i giorni dell’anno, ma potrebbe essere chiuso in caso di avverse condizioni meteorologiche o per strade non percorribili (come è capitato a inizio 2018) a causa del ghiaccio.
A gennaio, febbraio, novembre e dicembre gli orari di apertura sono 09:00-15:00; a marzo e ottobre 09:00-16:00; ad aprile, maggio, giugno e settembre 09:00-17:00; a luglio e agosto 09:00-18:00.
Servizi e cosa aspettarsi
Se seguite il blog da un po’ saprete che non ho paura di dire come stanno le cose, per quanto possa risultare antipatica a qualcuno.
Nonostante io ami la mia terra, devo ammettere che ci sono dei settori in cui davvero lo Stato non è per niente presente. Il Parco Nazionale del Vesuvio è uno di questi.
Il parcheggio per le auto è spesso sporco, lasciato in uno stato di quasi totale abbandono e pieno di spazzatura: non tutti sono civili abbastanza da capire che non vanno gettati i sacchetti dell’immondizia in un parco nazionale, ma non c’è staff, non ci sono gli agenti della forestale a multare le persone che lasciano in giro la sporcizia.
Parte del parcheggio è inoltre ingombra di bancarelle che vendono souvenir di dubbio gusto, e vi è anche un piccolissimo bar nel quale il caffè costa ben 1,50€ (ma al Gran Cafè Gambrinus di Napoli, considerato “caro”, costa solo 1,10€! Date un’occhiata a questo articolo sul caffè napoletano per sapere dove bere quello buono e non sentitevi in obbligo di lasciare una mancia!) e tutto il resto, bottiglie d’acqua incluse, è altrettanto caro. Applicano i “prezzi per turisti”. In questo frangente, se volete risparmiare, portatevi dietro la vostra acqua ed evitate lo shopping. Vendono “souvenir di lava“, peccato però che la lava non sia quella del Vesuvio, dal momento che è protetta e non può essere utilizzata. Scontrini fiscali? Neanche l’ombra!
Passando ai servizi, ci si aspetterebbe per lo meno dei bagni pubblici, visto che il biglietto non è esattamente economico, giusto?
Sbagliato! I bagni pubblici al Parco Nazionale del Vesuvio non funzionano mai. Ma “fortunatamente” ne troverete di chimici. Alla modica cifra di 1€. Sicuramente si tratterà di un caso…
Ho letto molte informazioni errate, lasciate da tanti blogger che, purtroppo, non hanno mai neanche provato a fare trekking al Vesuvio ma ne parlano come se lo conoscessero come le proprie tasche.
Viene spesso menzionato che ci sono “molti” bar lungo tutto il sentiero fino al cratere. In realtà, a parte il piccolissimo bar nel parcheggio, c’è un microscopico chioschetto solo sulla sommità del Vesuvio, non lontano dal cratere. In questo secondo chioschetto troverete in vendita gli immancabili souvenir, acqua, caffè, snack e bottiglie di Lacryma Christi. Neanche qui ci sono bagni disponibili (neanche per i clienti del chioschetto), e vengono applicati gli scandalosi “prezzi per turisti”.
Dall’ingresso al sentiero a questo secondo chioschetto non c’è assolutamente niente!
Escursione fino al cratere del Vesuvio
Visitare il Vesuvio può essere un’esperienza incredibile, ma è necessario sapere a cosa si va incontro e conoscere i propri limiti. Sono consapevole che molti blogger non hanno un’idea corretta del Vesuvio, come ho già menzionato. Arrivano ad affermare che un’escursione fino al cratere è semplicissima e che sarebbe possibile farla anche in infradito. Spero però che darete credito a una persona come me, che vive in zona ed è salita fino al cratere davvero tantissime volte. Se avete già fatto quest’esperienza e voleste condividerla con noi, o magari offrire consigli ed eventuali rettifiche, lasciatemi un commento!
Attenzione: all’ingresso del sentiero per la risalita al cratere vi verrà offerto “in prestito” un bastone di legno che dovrebbe rendervi il percorso meno pesante. A meno che non vi serva per problemi fisici, non accettate. Vi verranno infatti chiesti dei soldi, ma queste persone non fanno parte dell’Ente parco. Purtroppo come ho già detto non vengono effettuati mai controlli volti a scoraggiare questo tipo di attività, e allora dobbiamo essere noi per primi a evitare di finanziare questi individui!
Un’altra cosa da sapere è che anche se si parla sempre di esplorare il cratere, vi sarà consentito raggiungere la sommità fino a una specie di piccola piattaforma dalla quale osservare l’interno del cratere. L’interno vero e proprio è off limits, e solo per adetti ai lavori.
Mentre risalite guardatevi intorno. Il panorama è fantastico! Potete vedere Napoli, il golfo, le grandi navi da crociera attraccate in porto e le montagne circostanti. Non dimenticate la macchina fotografica!
Quanto è difficile arrivare fino al cratere?
Tante “fonti non ben specificate” affermano che l’escursione fino al cratere del Vesuvio sia molto facile. In realtà il sentiero ha una difficoltà medio-alta. Soprattutto nella prima parte è particolarmente ripido (con una pendenza di circa il 14%), e il fondo è sconnesso, oltre a essere pieno di pietra pomice.
Le estati napoletane sono inoltre molto calde e il tasso di umidità è altissimo: non si tratta della migliore combinazione per visitare il Vesuvio. Non c’è ombra, nè tettoie, e non troverete panchine sulle quali accomodarvi per riprendere fiato.
Il percorso è lungo circa 2km, per cui calcolate circa 4km per il giro completo. E’ necessario portare almeno una bottiglia d’acqua a testa: ne avrete bisogno. Se pensate che potrebbe servirvi uno snack, acquistatelo a Napoli, ci sono tanti deliziosi street food italiani tra cui scegliere!
C’è chi dice di aver percorso tutti e quattro i chilometri in un’ora circa. A me non piace misurare in questo modo il percorso, perché ognuno fa trekking a velocità diverse. C’è chi vuole fermarsi più spesso, chi scatta foto o gira video: perché trasformare una bella passeggiata in una maratona?
Se vi servono delle tempistiche per organizzare il vostro itinerario, calcolate circa mezza giornata per la vostra escursione al Vesuvio, a seconda di dove alloggiate. C’è persino chi arriva al Vesuvio direttamente da Roma, in autobus: in tal caso è probabile che avrete meno tempo e dovrete effettivamente affrettarvi!
Quando si arriva al cratere, fate caso alla piccola nicchia nella quale sono conservate tante immagini e simboli religiosi. I napoletani sono particolarmente superstiziosi e San Gennaro è il santo patrono di Napoli. Quindi lasciare lì quelle immagini equivale a una specie di “assicurazione sulla vita“, perché si ritiene che sarà San Gennaro a tenere a bada il Vesuvio!
Devo usare attrezzatura da trekking?
Se volete affrontare il percorso in tutta sicurezza, consiglio di indossare un bel paio di stivaletti da trekking. Potreste farcela anche con delle scarpe da ginnastica, ma la suola è in genere liscia, e quindi potrebbe farvi scivolare sulla pietra pomice. I miei stivaletti preferiti proteggono anche le caviglie, e li indosso anche in estate. Se fa troppo caldo, li indosso prima di inerpicarmi sul sentiero, e quando torno al parcheggio li tolgo per metterli nello zaino, sostituendoli con un bel paio di sandaletti bassi. Si tratta di una cosa che faccio sempre, anche quando visito Paesi come la Croazia per fare trekking ai Laghi di Plitvice.
Mi raccomando: non tentate di fare trekking sul Vesuvio in infradito o in tacchi a spillo (purtroppo mi è capitato di vedere chi tentava di salire coi tacchi). Rischiate di farvi molto male. La discesa è davvero ripida.
Un’altra cosa da portare, a meno di non visitare il Vesuvio in piena estate, è un impermeabilino del tipo che si ripiega fino a diventare piccolissimo. Sono leggeri, occupano poco spazio, e possono rivelarsi molto utili.
In una delle nostre escursioni abbiamo incrociato un gruppo di turisti tedeschi che hanno iniziato a salire fino al cratere in pantaloncini, sandali Birkenstock e maglietta a mezze maniche. Quando sono tornati giù avevano la pelle bluastra e tremavano dal freddo: era Marzo!
Sfatiamo il mito che a Napoli fa sempre caldo: a quella altitudine, è normale che l’aria sia più fresca. E se già il tempo non è proprio caldissimo neanche in città, è ovvio che avremo freddo anche sul cratere!
Un giacchino leggero da ripiegare e mettere via una volta tornati al parcheggio può quindi proteggerci dal vento e dall’arietta fresca, senza però pesare troppo nello zaino.
Ricordate di portare un cappello, soprattutto per i bambini. Non c’è ombra sul sentiero e non ci sono alberi. Il sole dalle nostre parti può essere brutale!
Se avete letto la sezione relativa al Parco Nazionale del Vesuvio, saprete che c’è tanta spazzatura in giro. Io e Aldo cerchiamo di fare la nostra parte riducendo l’uso della plastica. Già da un po’ usiamo delle bottiglie termiche riutilizzabili, che ci sono utili dovunque andiamo e in qualunque stagione.
Sappiate inoltre che non ci sono molti cestini per i rifiuti, per cui se consumate snack o pranzo al sacco, dovrete portare con voi i rifiuti.
Qual è il periodo migliore per visitare il Vesuvio?
Posto che gennaio e febbraio sono mesi piovosi, e che le corse degli autobus potrebbero essere sospese, o che il parco potrebbe essere chioso a causa delle avverse condizioni meteorologiche, c’è da dire che con i cambiamenti climatici degli ultimi anni, il clima è sempre più imprevedibile. Pensate soltanto che tra fine 2017 e inizio 2018 il Vesuvio era pieno di neve: chi è stato al parco in quel periodo ha affermato che sembrava quasi di essere sulle Alpi (con tanto di strade ghiacciate)!
Marzo, aprile e maggio (perfetti per organizzare un viaggio di primavera) possono essere mesi interessanti, perché l’aria è ancora fresca ma ci sono molte giornate soleggiate. Giugno è appena più caldo, ma anche più affollato in quanto è uno dei mesi più gettonati per le crociere.
Evitate assolutamente luglio e agosto, magari anche la prima metà di settembre. L’aria è tremendamente calda e il tasso di umidità è talmente elevato che mentre si fa trekking sembra di respirare vapore caldo. Decisamente poco piacevole!
Se volete concedervi una vacanza a Napoli in autunno, e approfittarne per esplorare anche il Vesuvio, sappiate che la seconda metà di settembre, ottobre e la prima parte di novembre sono periodi in cui è molto piacevole fare trekking!
Trekking sul Vesuvio con problemi di salute – la mia esperienza
Fare trekking fino al cratere del Vesuvio può essere piuttosto difficile se soffrite di qualche patologia. Se per altri il sentiero può essere “facile” o semplicemente “fattibile”, in base a quanto sono abituati a scarpinare, ci sono alcune cose da considerare se non siete abituati o se avete problemi di salute.
La prima cosa cui pensare è che soprattutto la prima parte del sentiero è molto ripida. Non ci sono posti in cui sedere per riprendere fiato, nè alberi che vi facciano ombra.
Inoltre se vogliamo pensare allo scenario peggiore, in caso aveste un malore sul sentiero, potreste dover aspettare almeno mezz’ora per un’ambulanza, a seconda del traffico, e poi il tempo necessario ai medici a raggiungervi.
Prima di cimentarvi in questo tipo di escursione vi suggerisco di parlare con il vostro medico, soprattutto se soffrite di problemi respiratori o cardiaci. Fate anche in modo di non essere soli: può essere saggio organizzare la gita con qualcuno che vi conosce o un familiare.
So di cosa sto parlando, sfortunatamente. Soffro d’asma, e anche se non ho mai concesso a questa patologia di fermarmi, continuando a viaggiare e fare trekking, trovo ancora difficoltà nel “confessare” questo problema ai miei compagni di viaggio.
Sento quasi un senso di colpa, di “vergogna”, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato e di anormale. Per cui se posso evito di dirlo. Quando faccio trekking con Aldo mi sento molto a mio agio, perché so già che se dovessi sentirmi male, lui saprebbe cosa fare.
Tuttavia mi è capitato di partecipare a un’escursione fino al cratere del Vesuvio con altri blogger e giornalisti di viaggio. Aldo non era con me e testardamente mi sono detta che non avevo niente di cui preoccuparmi. Potevo fare trekking “come tutte le persone normali“. Nessuno nel gruppo sapeva del mio asma, e dal momento che alcuni partecipanti erano particolarmente in forma, hanno imposto sin da subito un ritmo piuttosto veloce a tutto il gruppo.
Sono rimasta indietro praticamente subito. E immediatamente mi sono sentita in imbarazzo, per quel meccanismo assolutamente malsano che mi porta a provare vergogna quando non mi sento bene. Se tutti gli altri stavano andando così veloce, potevo farlo anch’io. Mi sono spinta (stupidamente) troppo oltre, e mi vergognavo terribilmente di usare l’inalatore davanti a tutti. Le persone non si rendono conto di quanto possa dare fastidio e quando qualcuno assume medicinali lo fissano neanche fosse una specie di drogato: non è bello.
Se conoscete l’asma saprete che stress fisico e mentale non fanno altro che peggiorare i sintomi. Ci si sente una tonnellata di mattoni sul petto, e non si riesce ad immettere abbastanza aria nei polmoni. Più ci si spaventa, più ci si innervosisce, meno si respira.
Ero quasi al cratere (ma prima dell’ultimo chioschetto) quando una delle blogger mi si è avvicinata con aria preoccupata. Dovevo avere un aspetto orribile. Ormai tremavo, ero pallida e sudavo. Sono stata costretta a dirle che soffro d’asma, e ho usato il mio inalatore anche se è una cosa che davvero detesto fare in pubblico. Ma quando i sintomi si spingono troppo oltre, ci vuole un po’ perché la medicina faccia effetto.
Apprezzavo l’aiuto dell’altra ragazza, non fraintendetemi, ma era anche una fonte di stress. Dopotutto era una perfetta estranea. Tutti mi stavano guardando (o almeno a me sembrava così), faceva caldo e sapevo che ormai non sarei riuscita a scendere senza sentirmi definitivamente male. Avevo bisogno di sedermi all’ombra e calmarmi.
Non vi mentirò. Ho avuto davvero tanta paura di non farcela. Quando ci si trova soli tra persone sconosciute, quando si è deboli, spaventati e si è consapevoli di essere in un posto “potenzialmente pericoloso”, ci si sente persi.
Sono riuscita a trascinarmi fino al chioschetto superiore, con l’altra blogger al seguito, sempre più spaventata. Mi stava mandando nel panico, perché i sintomi non andavano via e mi sembrava di sentire sempre più male al petto. Ho dovuto chiederle di lasciarmi sola per qualche momento: posso anche dire tranquillamente che pur essendo seduta sul muretto davanti al negozio, nessuno è venuto a darmi una mano.
L’unica cosa che mi è venuta in mente di fare è stato chiamare mio marito. Col senza fiato gli ho confessato di aver esagerato, stupidamente, e di stare male. Ero ormai spaventatissima e non sapevo a chi rivolgermi. Non mi sono mai sentita così sola. Fortunatamente Aldo ha fatto una delle sue solite magie. Mi ha tranquillizzata ed è riuscito persino a farmi ridere un po’. Siamo rimasti al telefono per buona parte del tragitto in discesa, solo che questa volta l’ho percorso a modo mio.
Piano piano, fermandomi quando sentivo maggiore fatica, guardando il panorama… insomma. Mi sono presa i miei tempi.
Quando sono arrivata al parcheggio, il peggio era passato.
Qual’è la morale, vi starete chiedendo?
Se soffrite di qualche patologia, non sottostimate questa escursione. Imparate a conoscere i vostri limiti. Potete farcela traquillamente, ma senza correre, e senza lasciarvi influenzare dagli altri. Siete lenti? Non dovete darne conto a nessuno.
Vi suggerisco inoltre di informare sempre la vostra guida o qualche membro del vostro gruppo, e se pensate di non farcela, fermatevi per tutto il tempo necessario.
Insomma… non siate irresponsabili come lo sono stata io!
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Travelling Dany – Danila Caputo
Danila Caputo è una scrittrice di viaggi bilingue che vive tra Napoli e la Costiera Amalfitana, laureata in Lingue e Culture Moderne all’Università Suor Orsola Benincasa (Napoli). Vive e lavora con suo marito Aldo, fotografo e creator di video. Questo blog racconta le loro avventure nel mondo e offre tanti consigli sui viaggi sostenibili e su come essere viaggiatori responsabili. Trovate tutte le ultime novità sugli ultimi viaggi su Youtube, Instagram e Facebook.